L’utilità dell’arnica montana in ambito curativo è ben nota. Ma questa pianta possiede anche un’altra proprietà scoperta solo di recente e sensazionale.
Arnica montana, la conoscevi? Si tratta di una pianta officinale perenne le cui proprietà benefiche risultano note all’uomo già da diverse epoche. Difatti questo vegetale ha saputo guadagnarsi una reputazione consolidata nel campo della medicina naturale, grazie in particolari alle sue capacità in ambito terapeutico.
L’impiego dell’arnica montana è consigliato in particolare per quanto concerne il trattamento di traumi, dolori muscolari e articolari. Negli ultimi anni, la ricerca scientifica ha iniziato a esplorare in modo più approfondito i meccanismi d’azione di questa pianta, rivelando evidenze concrete che ne supportano l’efficacia.
Un gruppo di ricercatori italiani, guidato dal professor Paolo Bellavite dell’Università di Verona, ha pubblicato uno studio interessante sulla rivista PLOS ONE. Questo lavoro ha messo in luce come l’arnica montana, anche quando somministrata a basse dosi, possa stimolare l’attività dei macrofagi umani, cellule chiave nel processo di guarigione.
I macrofagi, infatti, sono responsabili della risposta immunitaria e della riparazione dei tessuti. La ricerca ha dimostrato che l’applicazione di Arnica aumenta la produzione di chemochine, molecole che attraggono altre cellule al sito di lesione, facilitando così la rigenerazione dei vasi sanguigni e migliorando il processo di recupero.
A cosa serve l’Arnica montana?
Ed è stato osservato pure un significativo incremento nell’espressione di geni associati alla matrice extracellulare. Come la fibronectina, fondamentale per la riparazione dei tessuti danneggiati. Questi risultati confermano una duplice valenza rivestita dalla pianta in questione, la quale non solo ha effetti antinfiammatori, ma può anche promuovere attivamente la guarigione.
Un altro studio significativo è stato condotto presso l’Ospedale Fatebenefratelli ed il Dipartimento di Scienze Biomediche e Cliniche “Luigi Sacco” di Milano. Quest’altro studio ha esaminato l’efficacia dell’arnica montana in diluzione 1000 K su un gruppo di donne sottoposte a mastectomia totale.
I risultati, pubblicati nel Journal of Intercultural Ethnopharmacology, hanno mostrato che le pazienti trattate con arnica hanno sperimentato una riduzione significativa della perdita di sangue post-operatoria. E pure una minore incidenza di sieroma, rispetto al gruppo di controllo che non ha ricevuto il trattamento. Tali dati suggeriscono che l’uso dell’arnica potrebbe contribuire a migliorare i risultati post-operatori, rendendo questa pianta un alleato prezioso in contesti clinici.
E l’Arnica montana è disponibile in diverse forme, tra cui gel e tinture alcoliche. Il gel è spesso utilizzato per applicazioni topiche su contusioni, dolori muscolari ed articolari, risultando particolarmente efficace nel fornire sollievo immediato. La tintura alcolica invece deve sempre essere diluita prima dell’applicazione per prevenire irritazioni cutanee. Occhio a seguire come si deve le indicazioni per l’uso, poiché un’applicazione non corretta potrebbe causare effetti indesiderati.
Sempre in relazione all’arnica montana occorre sapere che la stessa è una pianta protetta. Il che significa che è d’obbligo acquistare prodotti certificati e di alta qualità. La crescente evidenza scientifica riguardo all’efficacia dell’arnica montana (così chiamata proprio perché cresce ad alta quota) sottolinea l’importanza di integrarla in un approccio terapeutico olistico, sempre in consultazione con professionisti sanitari qualificati.