A tradirla è stata la sua golosità mista all’ansia: per colpa di un cioccolatino al liquore la donna viene accusata di guida in stato di ebbrezza.
Come noto, il nostro Codice della Strada, specialmente dopo le recenti modifiche, è molto severo per ciò che concerne la guida in stato di ebbrezza. Per questo motivo, una delle domande più comuni di ogni conducente è la possibilità o meno di poter consumare cioccolatini al liquore prima di mettersi a bordo di un veicolo.
Sebbene sia tecnicamente difficile prendere una ‘sbornia da cioccolatini’, il tasso alcolemico sale. E i test considerano la quantità di alcol rinvenuto, non lo stato effettivo del conducente.
Questo piccolo dettaglio è stato ciò che è costato ad un donna l’accusa di guida in stato di ebbrezza, sebbene lei abbia semplicemente consumato dei cioccolatini al liquore prima che le fosse fatto l’alcol test. Un’ingordigia, questa, che le è costata non solo l’accusa, ma un’intensa battaglia in tribunale.
Cioccolatini al liquore alla guida: quando la golosità può costare cara
Nel 2008, Giovanna, una donna di 64 anni, si trovava a Roma quando è rimasta coinvolta in un lieve incidente stradale. Durante l’attesa dei vigili urbani per i rilievi, probabilmente per alleviare la tensione e passare il tempo, ha deciso di concedersi alcuni cioccolatini al liquore. Una ‘coccola’, questa, che ha dato il via ad un susseguirsi di eventi.
Quando gli agenti sono arrivati, hanno trovato Giovanna visibilmente agitata. Per questo motivo, l’hanno sottoposta ad alcoltest, il quale ha rilevato un tasso alcolemico superiore a 1,50 g/l, un valore ben al di sopra del limite legale. In base ai risultati, Giovanna è stata accusata di guida in stato di ebbrezza, con il conseguente sequestro del veicolo.
La vicenda ha portato Giovanna a un confronto giudiziario lungo e complesso, durato ben tre anni. Durante il processo, la difesa ha sottolineato che il tasso alcolemico elevato non era dovuto a un consumo d’alcol precedente alla guida, ma ai cioccolatini al liquore mangiati dopo l’incidente, mentre attendeva l’arrivo dei vigili.
In aula, sono emerse altre circostanze che hanno giocato un ruolo chiave. Lo stato di agitazione di Giovanna era attribuibile non solo all’incidente, ma anche alla lunga attesa e al comportamento verbalmente aggressivo di una vigilessa intervenuta.
Alla luce di queste considerazioni, il giudice ha stabilito che non c’erano prove sufficienti per dimostrare che Giovanna avesse guidato in stato di ebbrezza. La donna è stata assolta con la formula: “perché il fatto non sussiste”. Il test, infatti, doveva essere fatto subito e non dopo l’incidente, lasso di tempo in cui la donna ha mangiato i cioccolatini ‘incriminati’.
Nonostante il lieto fine e l’assoluzione finale, il veicolo di Giovanna è rimasto sequestrato per tutta la durata del processo, ovvero tre anni.