A distanza di tantissimi anni dall’indimenticabile tragedia di Superga è stato finalmente scoperto perché una parte dell’aereo è rimasta completamente intatta.
La storia che conosciamo tutti è amara e, anche se in pochi possono ricordarla direttamente, siamo tutti consapevoli di cosa quella grande tragedia lasciò nei cuori degli italiani. “Solo il fato li vinse” in quel lontano 4 maggio 1949, quando il trimotore che da Lisbona li stava riportando a casa, incontrò erroneamente la rotta con la Basilica di Superga in una giornata dove da terra, con lo sguardo, non si arrivava a trovare la metà della chiesa.
672 metri di altitudine quelli raggiunti dalla cupola, che però secondo l’altimetro rinvenuto a bordo dell’apparecchio, non erano meno di 2000 metri. Con quello schianto viene segnata la data del più grande disastro aereo civile che l’Italia avesse avuto la sfortuna di vedere fino a quel giorno. Tante altre tragedie sarebbero poi avvenute negli anni successivi, che avrebbero anche triplicato il numero delle vittime, lasciando orrore, tristezza e tanto rimpianto.
Superga 1949, ancora oggi si cerca di capire
Ma il dolore che porta con sé quella data non è dipeso solo dal numero di persone che il mondo ha perso quel giorno, quanto dal coinvolgimento emotivo che la situazione aveva “ispirato”. Degli individui che viaggiavano a bordo di quell’aereo, se ne conoscevano tutti i nomi, tutti i volti, l’intero panorama sportivo europeo aveva osservato le gesta di quei campioni in lungo e in largo negli anni che avevano preceduto quella data.
Il grande Torino, i suoi tecnici, qualche giornalista e i membri dell’equipaggio: 31 persone che oggi vengono ricordate ogni volta che si pensa all’incidente di Superga, che ci lascia ancora sconvolti. L’aereo Fiat G.212, l’apparecchio sul quale viaggiarono le inconsapevoli vittime, si schiantò, per chi non lo sapesse, frontalmente contro il muraglione posteriore della Basilica di Superga.
Un grande boato e poi un terremoto, pochi secondi di silenzio e poi urla sconvolte. Questo seguì lo schianto. Deduciamo che il punto d’impatto principale fu la cabina di pilotaggio che si fuse con la parte anteriore della fusoliera. Queste furono le principali ad assorbirono l’energia dello schianto. Le sezioni posteriori, incluso l’impennaggio, non furono soggette al pieno impatto, rimanendo quindi meno coinvolte, non lasciando però anch’esse superstiti.